
Il Vicolo d’oro è una delle strade più battute dai turisti che decidono di visitare Praga. Essa conduce infatti al Castello di Praga ed ha un aspetto a dir poco caratteristico e suggestivo.
Il vicolo si compone di una lunga serie di piccole case in stile manieristico risalenti al tardo ‘500. Il progetto originario prevedeva che questi alloggi fossero destinati alle guardie reali ed alle loro famiglie, tuttavia vennero occupate soprattutto da orafi (da qui il nome della strada). In queste case abitò, in tempi più recenti, anche Franz Kafka.
Una via magica
Secondo la leggenda in questo vicolo trovarono casa anche parecchi alchimisti impegnati a ricavare oro dal ferro, a scoprire il segreto della pietra filosofale e soprattutto a trovare una pozione che potesse garantire una lunga aspettativa di vita al re. Il Vicolo d’oro è infatti conosciuto anche come Via degli Alchimisti.
Questa diceria popolare trae spunto dalla conclamata passione di re Rodolfo II per tale scienza antica. Il regnante infatti si attorniò spesso di alchimisti, maghi ed esperti di esoterismo perché fortemente attratto dal mondo dell’occulto e da quella che oggi chiameremmo chimica.
A dare credito alla leggenda contribuì forse l’aspetto di queste case caratterizzate tutte da un che di magico ed incantato. Le costruzioni sono infatti molto piccole, addossate e dotate di porte e finestre sottodimensionate rispetto alla statura media di un uomo. Pare che re Rodolfo ordinò di costruire così questo piccolo villaggio in modo da poter meglio sfruttare gli spazi e da dare ospitalità al maggior numero possibile di arcieri prima e di alchimisti in seguito. Il visitatore che passa da qui però ha quasi l’impressione di attraversare una strada popolata da bimbi o da gnomi.
Questa architettura pare fosse indigesta invece alle suore del vicino Convento di San Giorgio. Le sorelle quindi chiesero alla regina Maria Teresa di intervenire in tal senso. Tutti coloro i quali risiedevano all’epoca (‘600) nel vicolo furono quindi costretti a restaurare le loro case ed a dipingere le pareti con toni allegri e vivaci. A molti venne persino chiesto di abbandonare le proprie abitazioni.
Nel corso del XIX secolo invece la strada fu spesso abitata da artisti e letterati di un certo livello. Soltanto a metà del secolo scorso infine si pensò di attuare un restauro coatto delle case del vicolo che assunsero l’aspetto attuale.
Cosa vedere nel Vicolo d’oro
Ogni guida che si rispetti includerebbe nel novero anche il Vicolo d’oro. Questo perché, oltre alla storia ed alle leggende che contraddistinguono questa porzione del paese, è interessante ammirare alcuni degli edifici che qui sorgono e che molto hanno da raccontarci.
L’ingresso al vicolo: la Torre bianca
La Torre bianca è posta all’ingresso del vicolo. La struttura ebbe in origine una funzione prettamente difensiva, ma al giorno d’oggi è adibita a ben altre attività. Qui sono esposte infatti delle armi medievali originali ed alcune pregiate riproduzioni liberamente acquistabili. Non manca infine un piccolo negozio di souvenir. Dalla Torre bianca si dipana un corridoio che sovrasta le case e che un tempo veniva febbrilmente percorso dagli arcieri che sorvegliavano e proteggevano il castello.
Il numero 14: la casa della cartomante
Madame de Thebes visse proprio qui: al numero 14 del Vicolo d’oro. La donna era forse la cartomante più nota ed apprezzata di tutta Praga. Morto il marito farmacista, la poveretta attese per circa un trentennio il ritorno del figlio, chiamato alle armi in occasione della Prima Guerra Mondiale. Intanto ingannava il tempo rispondendo alle domande che le venivano poste da curiosi provenienti da ogni parte del mondo che volevano conoscere il loro futuro.
Si dice che la donna sia stata in grado di profetizzare l’esito della Seconda Guerra Mondiale. I nazisti, dati per perdenti dalla maga, inviarono una piccola squadra di soldati della Gestapo alla porta di Madame de Thebes. La donna venne da questi torturata ed infine uccisa.
Il numero 19: la casa del regista
Il numero 19 del Vicolo d’oro è occupato dalla casa del regista. Qui visse Joseph Kazda e qui oggi è possibile ammirare una importante cineteca. Non mancano poi una piccola sala di proiezione ed un cucinino senza grosse pretese. L’amore che il regista nutriva per i film e per il mondo del cinema in generale, lo condusse a collezionare pellicole e locandine. Molte di esse non sarebbero arrivate a noi senza la sua meticolosa cura ed attenzione.
Il numero 22: la casa di Kafka
Al numero 22 abitò invece Franz Kafka. Lo scrittore, qui residente dal 1916 al 1917, condivise l’abitazione con la sorella. La casa si distingue dalle altre per l’azzurro pallido delle sue pareti esterne. L’edificio attualmente è stato trasformato in una piccola libreria specializzata, ovviamente, nella vendita di scritti di Kafka.
L’uscita dal vicolo: la Torre Dalibor
Giunti alla fine del Vicolo d’oro ci si imbatte nella Torre di Dalibor. Dalibor era un paladino difensore dei diritti dei ceti più bassi, contadini su tutti. I suoi ideali ne fecero un personaggio scomodo per il potere istituzionale e gli valsero la prigionia nella torre. Negli anni che lo separavano dalla sua esecuzione, imparò a suonare il violino. Si esercitava spesso e tutti i giorni il vicino castello ed il villaggio circostante venivano raggiunti dalle sue melodie.
Dato che i popolani non tardarono a fare di Dalibor un eroe, le istituzioni non vollero comunicare a nessuno quale fosse la data scelta per la sua esecuzione. Praga si accorse di aver perso uno dei suoi più amati paladini dei diritti civili soltanto quando nell’aria non riecheggiarono più le note del suo violino. Ad oggi nella torre sono conservati alcuni antichi strumenti di tortura. Inoltre è ancora presente la botola attraverso la quale passavano i prigionieri costretti ad una lunga ed insopportabile inedia tra le pareti della Torre di Dalibor.